mercoledì 31 agosto 2011

Damnatio memoriae del divieto di svolta


Domanda rivolta a tutti: quanti di voi sanno che il divieto di svolta e il divieto di inversione non sono più previsti dal codice della strada dal 1992? Penso pochi, anche perché alcuni non sanno nemmeno della loro esistenza. Eppure nella vicina Svizzera questi segnali esistono.

http://it.wikipedia.org/wiki/Segnaletica_verticale_italiana:_segnali_di_prescrizione#Segnali_di_divieto

Basta fare un giro sopra Chiasso per rendersi conto della loro presenza in ogni dove nella salita in Val di Muggio. Mi è capitato di recente di vedere più volte macchine ticinesi, anche italiane purtroppo, ignorare il segnale del senso unico, facendo pericolose svolte vietate, ma non facilmente intuibili, specie da chi magari non è del posto e non conosce le vie (esempio classico, almeno per me che abito vicino, "svolta a sinistra vietata in via Tommaso Grossi, angolo via Dante"). E' dunque possibile che una città di confine come la nostra veda passare numerose auto straniere che infrangono le regole non per loro colpa ma per un codice della strada diverso che rende poco chiara la segnaletica? Il dubbio è legittimo, tanto che perfino gli italiani se ne scordano. Mi chiedo dunque perché noi italiani tanto famosi per essere indisciplinati al volante possiamo fare a meno da 19 anni di un segnale che invece nel vicino Cantone Ticino non è mai stato rimosso? Siamo noi così superiori e talmente acuti da evitare questi particolari divieti sapendo percorrere la retta via col solo senso unico, o forse, dopo quasi due lustri c'è qualcosa che non va? Le strade italiane sembrano spesso il ritorno di Attila dopo aver visto troppe volte Fast&Forious!

Semplificare a volte va bene, generalizzare va meno bene, mettere la gente in condizione di pericolo non è bello, nemmeno dove non c'è nessuno, figuriamoci sotto casa mia o sotto a casa vostra! Si parla tanto di federalismo, di autonomia, ma qua sulle strade più che i cartelli in dialetto servirebbero segnali che garantiscano la sicurezza dei cittadini, pedoni e automobilisti, segnali che a pochi chilometri da qua ci sono e qua invece mancano. Personalmente non mi dispiacerebbe se quei segnali tornassero in vigore nel codice della strada o se il codice potesse permettere magari delle deleghe o clausole che rendano possibili questi segnali nelle province di confine, dato che all'estero tale segnaletica non ha subito alcuna damnatio memoriae. E poi lo sappiamo bene che un segnale di divieto è ben più chiaro e vincolante di uno di obbligo, perchè se ti avvisano che di là non puoi andare, probabilmente ci sarà qualche cosa che danneggia te o il tuo amato mezzo. Invece chi mi può obbligare ad andare diritto? Un segnale blu e bianco? Italiano o padano che sia faccio quel che voglio! La sicurezza sulle strade e lo sviluppo di una euro-regione come quella insubrica parte a mio avviso anche da queste piccole cose. Semplificare non è sempre sinonimo di migliorare. Quei bei dischi rossi e bianchi, io spero sempre e penso tra e me e me " a volte ritornano".

giovedì 25 agosto 2011

Che fine farà la massa critica?

Da un po' di mesi, quasi un anno direi, ho lasciato inattivo questo spazio perché forse non ero più ispirato e pensavo fosse opportuno fare anche altro.
Prendo a riscrivere partendo proprio da un tema molto di moda negli ultimi tempi, ovvero la massa critica che si genera attraverso gli organi di informazione.
Abbiamo visto che dopo i referendum sono sorte alcune idee stravaganti in una zona, sempre la solita, diciamo, della sinistra alternativa, ma non solo, riguardo a quanto accaduto.
Si è pensato che i semi di Genova fiorissero dieci anni dopo con un voto certo simbolico e significativo, ma che difficilmente può legarsi con un nesso a quei fatti.
Ovviamente chi era in piazza manifestando nel 2001 ha anche votato 4 sì lo scorso giugno.
Purtroppo la pochezza delle ideologie d'oggigiorno, come quelle di ieri però, si vede anche nel fronte avverso, dove si attacca la "casta sprecona", propensa a farsi i fatti propri, quando il cittadino sa benissimo che punta il dito contro il degrado e lo sperpero è il primo a doversi cospargere il capo. Idee che presto o tardi si diffondono, nel web, ma anche nelle radio o sui giornali e che non lasciano spazio ad una terza via. Tremonti è un mostro? possibile? Ma se dicesse una cosa giusta allora lo sarebbe ancora? E proprio in questo sta il fascismo moderno, quello che fa di tutta un'erba un fascio, che nell'arroganza e nella presunzione, travolge spesso le frange popolari sommergendole in un becero qualunquismo che fa perdere di vista in cosa consista la destra e la sinistra, ovvero due modi per risolvere i problemi. Certo, sono due strade diverse, non condivisibili sempre, a volte però necessarie.
Eppure c'è chi si crogiola in un pressapochismo tale dietro sterili bandiere etiche e morali gridando all'eccellenza del territorio, che si chiama "modello Lombardia", Vedelago, Capannori e che però nei fatti rimane un'esperienza non scalabile, non replicabile e confinata al contesto in cui è nata. Quindi dietro il peso delle community di lettori, spesso è l'editore che comunque ci guadagna, illudendo tutti noi con sogni effimeri non tanto diversi da quelli delle tv private dei primi anni ottanta del secolo scorso. E che fine fanno il peso, la massa critica? Fanno solo rating ahimè. Il nostro assecondare un'idea o meno che si muove su un blog o sulla carta stampata non fa altro che far crescere la reputazione di chi quel mezzo di comunicazione lo controlla. Perchè se ci pensiamo bene, il Movimento di Grillo ora che sono bloccate le centrali nucleari e la privatizzazione dell'acqua, ora che ha esaurito il suo compito rimuovendo le minacce, pensate che avrà qualcosa da dire se non sparare a zero contro tutti? Gli resta solo il tema dei rifiuti e per questo, lui, ma non solo lui, non potrà che paragonare gli epigoni di questa seconda repubblica alla vicende napoletane. E allora i milioni di contatti che seguono il comico genovese al momento delle elezioni vere si tufferanno come lemming nella scelta qualunquista (che ha tanto colori attenzione!) o si renderanno conto dell'ennesima manipolazione che hanno subito? Io non lo so, ma non mi fido molto del senso comune, perché spesso non è buon senso, ma cattivo sentire.