martedì 27 aprile 2010

Quale socialità?

Lettera dall'Emilia al segretario del Pd Bersani

di Cecilia Alessandrinitutti gli articoli dell'autore

Caro Segretario,
le scrivo dal cuore della regione più “rossa” d’Italia. Il centrosinistra qui ancora vince ma inizia ad essere in difficoltà. Nelle scuole ho constatato con sgomento il fastidio con il quale i giovani guardano alla povertà. Il povero non ispira più quel sentimento di compassione che spesso ha animato l’uomo davanti alle sventure di un suo simile; ora la povertà ispira fastidio, a volte disprezzo. Questo sentimento è il perno dell’attuale successo della Lega tra i giovani. Il problema non sono solo gli immigrati ma chiunque si dimostri un po’ meno “luccicante” di loro. La scuola non riesce ad arginare questa ondata di disprezzo perché non è attrezzata per contrastare il messaggio di agenzie educative molto più aggressive. La scuola ha bisogno di essere riorganizzata permettendo ai ragazzi di passarvi la maggioranza del loro tempo. Questa è una sfida che noi, prima o poi, dovremo deciderci a raccogliere perché solo allora la Lega avrà davvero vita dura. Il clima di paura colpisce soprattutto le donne, vogliono persuaderci che il mondo è troppo pericoloso per noi. La paura costringe a chiudersi in casa, ad uscire solo se accompagnate da qualcuno, uomo ovviamente. Al centrosinistra serve il cuore per appassionare i giovani, il coraggio di aprirsi alla conoscenza di nuovi modelli di sviluppo e di diversi stili di vita, la coerenza di interpretarli con scelte e comportamenti personali.
Quella stessa coerenza per la quale il mio bisnonno non andava in paese la domenica per non dover indossare la camicia nera, mio nonno partigiano ha combattuto in montagna e per la quale io scelgo, nel mio piccolo, di arrivare sempre in sezione in bicicletta.
Per tutte le altre richieste inviate a “Caro Segretario” rimandiamo al sito www.unita.it .

26 aprile 2010



Penso che la socialità, la riappopriazione dei luoghi pubblici, siano esse cinema, teatri o piazze sia una questione importantissima.
La famiglia è il nucleo fondativo della società. Ma cosa c'è oltre la famiglia?
I legami di vicinato vanno scomparendo, l'identità di parrocchia o quartiere, molto viva fino a 30anni fa, oggi fatica a restare nella memoria attiva delle persone.
Vivere in casa, lavorare e stare in quartieri dormitorio non apre di certo le menti se l'unico modo di filtrare la realtà sono la televisione e quell'internet usato male.
Internet coi suoi blog e forum è un buon rifugio, ma non è che un rintanarsi.

La nuova socialità

Dove si creano quei legami che ricostruiscono il tessuto sociale che l'atmosfera postfordista (postmoderno è un termine che odio in quanto debolista) se il dopolavoro e tutti quei luoghi delle due parrocchie sono stati spazzati via dal vento della parcellizzazione moderna?
Innazitutto le parrocchie e la loro missione sociale deve essere attualizzata.
Dare spazio alle idee è lo scopo dei luoghi di aggregazione, siano essi associazioni, oratori o quantaltro. E' opportuno dare nuova linfa e non solo online.

sabato 10 aprile 2010

Muri impossibili


Ieri abbiamo visto la polemica che anche oggi è presente sul quotidiano la Provincia.
Il muro non è un simbolo del malgoverno cittadino. E' molto peggio.
E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha svelato il gattopardismo comasco.
Nel senso che tutto cambia affinchè tutto resti uguale. Ticosa, ferma. Paratie, ferme. Passeggiata, ferma. Sembra che si muova sempre qualcosina è vero, ma tra i piccoli passi e sparate astronomiche di mezzo c'è sempre una voragine di lassismo.
Le domande che possiamo porci su questa questione sono due. Perchè nella maggioranza non si fanno avanti politici che siano in grado di metterci la faccia e dimostrare di voler cambiare questo andazzo davvero inutile per la città e dannoso per la loro prossima candidatura?
Stesso discorso vale per le opposizioni. Raccogliere il malcontento dei cittadini, specialmente di quelli che non sono parte del proprio elettorato è raccomandabile.
Ma non farlo in modo stanco e qualunquista con slogan e rime da seconda elementare.
La situazione comasca è ferma in un'immobilità imbarazzante.
Sorgono muri dove non dovrebbero e edifici promessi come quelli nell'area della ex ticosa sono sogni mistici ormai. Tutto questo modo di fare spinge l'elettore a starsene a casa, a non votare e non delegare maggioranza o opposizione. La cosa vale per entrambi gli schieramenti.
Quando saranno in pochi ormai a votare e un solo voto sarà importante per decidere le sorti della città forse avremo qualche speranza . Non so se ci vorrà molto o tanto tempo. Chi può dirlo?

giovedì 1 aprile 2010

San Vitale





Cosa 'è San Vitale?
San Vitale è un quartiere, una torre, una chiesa che non c'è più.
Era dove passa la ferrovia ora a fianco alla chiesa di S.Orsola.
Ma San Vitale rinasce. Memoria di un passato storico che è ancora presente.
Grazie alla collaborazione di persone del quartiere infatti, parte della struttura dell'oratorio di S.Orsola a Como si fa carico dell'eredità e del peso del nome di un quartiere dimenticato.
Il pallio ha sempre visto altri borghi limitrofi e mai questo che comprende grossomodo la parrocchia di San Orsola lungo il viale Lecco, la zona del Mercato coperto (via Sirtori e via Mentana) fino ad arrivare ad un pezzo di via Zezio.
Ora infatti le aule rimesse a nuovo saranno sede di tutti i corsi di italiano per stranieri (non per le donne mussulmane però che hanno già un loro canale priviliegato).
Vitale è lo spirito che corre nell'iniziativa.
Che non si fermerà solo alla scuola. Presto verranno organizzate attivtà dal circolo di giovani che lì si raduna per attività ludiche. Una realtà educativa e ricreativa allo stesso tempo.


PS mi scuso per l'assenza di info, ma sono stato impegnato in questi giorni

venerdì 26 marzo 2010

Ticosa e Santarella: una spolverata







Non tanto un proposta, quanto una visione di massima di come sarebbe meglio la città senza le aree dismesse mai riqualificate.

giovedì 25 marzo 2010

Progetto di Sintesi Finale 2007-2008




Pubblico qua alcuni stralci del lungo progetto che ci ha visto partecipi (il sottoscritto e il mio gruppo di compagni di gruppo) con l'Assessorato alla Partecipazione e alla Pace del Comune di San Giuliano Milanese a trovare nuovi modi di utilizzo del forum giovani attraverso l'uso del cellulare. Qua riporto due brevi filmati realizzati nell'arco di brevissimo tempo (con una macchina fotografica!) per descrivere in modo sequenziale la nostra visione.

Proposte Servizi Digitali & Collaborativi

http://www.youtube.com/watch?v=ILOvVQqJhu4

e la parte 2

http://www.youtube.com/watch?v=N5iHp_izCeo

mercoledì 24 marzo 2010

Aspettando una nuova passeggiata a lago


Mentre i signori Germano aspettano in zona attracco, anche noi aspettiamo.
Questa volta non è una proposta, ma è una domanda.
Quanti progetti servono alla città di como per avere una passeggiata decente?
Non paghi dei lavori ormai lunghissimi e costati 7 milioni di euro (senza aver visto una paratia mobile e questo forse è un bene), noi comaschi siamo pronti ad un nuovo concorso internazionale per una passeggiata a lago.
Ancora?
Ma chi capisce è bravo...Sono finiti i soldi della legge Valtellina per fare quella che era la vera missione della riqualifica?
Paratie e muraglie sono venuti dopo (o almeno ai cittadini poco attenti glielo hanno detto dopo).
Quindi per i decoro e l'arredo della passeggiata, non solo dovremo aspettare che sia finito il primo lotto(quando?). Dovremo aspettare non solo dopo le regionali, non solo dopo il lancio di bando, non solo dopo la nomina del vincitore...
A furia di "non solo" finisce davvero che una cosa non troppo complessa come la qualifica a strada carrozzabile e non plastico degli Urali della passeggiata a lago sia un'impresa.
E pensare che nell'esotica Porlezza, una giunta presumibilmente dello stesso colore ha risolto il problema con una bellissima soluzione in legno come un grande e lungo pontile.
Ormai son passati 3 anni. E' ora di finire questi lavori.
Una passeggiata decente è difficile da fare?
Non so quanto lo sia davvero per la complessità del progetto o per le complicazioni della vita.
ahimè
Intanto aspettiamo, come le anatre in riva al lago.

martedì 23 marzo 2010

Spazi poco accessibili? Via Cavallotti



Siamo dei polli noi comaschi? Speriamo di no, ma nessuno si è ancora posto il problema.
Certo il muro poco distante è molto più evidente, ma vi ricordate che il parcheggio nell'area dell'ex zoo ha un piccolo giardino, cintato e dotato di panchine, del tutto sigillato?
Non potrebbe essere usato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell'Insubria?
facendo un corridoio di collegamento dalla rete gli studenti potrebbero usufruire di questi spazi e avere un luogo che non verrebbe invaso dal bivacco quotidiano di sbandati e/o senzatetto presente per esempio in vial Varese a circa cinquanta mentri più in là.
Gli spazi pubblici chiusi alla fruizione pubblica sono un ossimoro assoluto.
Panchine, stradine e cestini fanno parte del decoro urbano. Ma decorato non significa inutilizzato.
Dovremmo spiegarglielo che le campane (di vetro) le dobbiamo usare per la raccolta differenziata?
Non serve! la logica e l'ovvietà spesso non passano per la testa di chi organizza queste piccole cose.

lunedì 22 marzo 2010

Cose fatte a metà? Giardini di Viale Tokamachi













sembra in ordine il giardino in viale Tokamachi? sì, sembra che abbiano fatto un bel lavoro.
Peccato solo che manchino le panchine, ma questo è un dettaglio. Andiamo a vedere più da vicino.
Se ci spostiamo poco più i là vediamo come sono stati spesi bene i soldi per piantumare.
Erba così rada da sembrare un omaggio all'arte concettuale?
No, forse si vuole un giardino zen?
O semplicemente si lavora male?
Il verde viene spesso usato per scopi che vanno ben al di là del decoro urbano. Sembra infatti che le normali manutenzioni dei giardini, che per esempio a Milano funzionano decisamente meglio che da noi, siano qualcosa di simile all'intervento della protezione civile per gestire un'opera straordinaria. Ma cosa abbiamo mai fatto di male per vederci i giardini senza panchine, i prati spelacchiati anche se sono appena rifatti e meraviglia delle meraviglie solo metà dell'area rimessa a nuovo?
Infatti tutta la parte nord dei giardini non è stata toccata dal restyling...
Questo cosa ci può far pensare? Che nell'avvallamento ci vanno aancora i loschi figuri a organizzare lo spaccio? O che possiamo dire dei bambini rom che giocavano castello (sì, quello del biliardo) con le biglie? E del bivacco che spesso e volentieri si viene a creare sui pendii?
E' normale che il Comune riqualifichi solo parzialmente lasciando a fianco tutto come era prima e quindi con lo sconcio pronto ad invadere la zona risistemata?
Il degrado avanza pur spendendo soldi per rifare un'area considerata malandata, ma rifacendone solo un pezzo. E' questa la Como che ci piace? Non credo proprio. E' la stessa città che si fa costruire un muro e che protesta solo dopo che il vaso è traboccato.
Piccole cose, piccoli lavori, fatti male, non solo che il biglietto da visita per una città che ha bisogno più di una cura, direttamente della bombola di ossigeno.

domenica 21 marzo 2010

Trasformiamo le aiuole poco curate in aree cani



Le aree cani sono spesso al primo posto nelle piccole esigenze dei cittadini. Nel comune di San Giuliano Milanese nel 2006 le assemblee per il bilancio partecipativo hanno messo al primo posto questa esigenza, pur essendo il comune già dotato di due aree apposite.
Questa problematica è molto sentita, perchè tutti vogliamo strade pulite e non ci piace calpestare certi ricordi che poi ci trasciniamo fino a casa.
Nella città di Como ci sono parecchie aiuole che vengono curate con una manutenzione ordinaria, ma straordinaria, dato che dopo due anni l'aiuola è ridotta ad un vergognoso deserto di sterpaglie.
Le aree cani necessitano di meno cura, poichè il verde è caratterizzato da siepi che fungono da recinto decorativo. Sappiamo che il verde dell'erba è difficile che rimanga a lungo nelle piccole aiuole, quindi tanto vale cingerle con delle siepi e usare quello come verde. Lo spazio interno sarà un comodo servizio igienico per i nostri amici a quattro zampe, avremo più aree cani per la città, meno aiuole spoglie, meno cacche per le strade e una città più bella.

sabato 20 marzo 2010

Più tavoli nei giardini di via Anzani




http://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/group.php?gid=118769245578&ref=ts

Ho creato su facebook questo gruppo che ha avuto parecchio sussesso nell'immediato.
Il bisogno che i cittadini hanno nell'immediata fruizione di un parco pubblico sta anche nella ricreazione di quell'ambiete familiare che lo rende appetibile e calabile in un contesto urbano.
Se a ogni forma segue una funzione, quella di un parco urbano deve essere chiaramente pianificata. Un parco non è pensato oggiogiorno se non per le dimaniche di manutenzione che esso comporta. La spesa per l'arredamento da esterni e il rinnovo delle piante, sempre che ci sia, e la loro potatura sono al primo posto nei pensieri delle amministrazioni. Non dico che non sia giusto, ma come ogni cosa, anche questa ha diversi gradi di lettura.
Se poniamo un piccolo giardino tra le case di un quartiere sappiamo e vogliamo che questo sia un luogo di socialità e aggregazione.
Poste panchine e giochi per i bambini, ci dimentichiamo delle altre fasce della popolazione che non è detto che si limitino ad una fruizione passiva dello spazio.
Come le antiche abitazioni era incentrate sul luogo del focolare, le abitazioni moderne usano il tavolo come punto di accentramento.
Attorno a un tavolo si mangia e si discute, si invitano ospiti.
E' il primo luogo della socialità. Ma non è solo un "luogo", è un oggetto che interpreta lo spazio in base alle possibili funzioni. Un oggetto talmente versatile che non si può dimenticare a ogni stanza o quasi ne ha uno e che ognuno assolve una funzione tendenzialmente differente.
Nel rapporto uomo-luogo-oggetto, anche lo spazio del giardino pubblico rientra ad assolvere una funzione sociale.
Se la famiglia-casa si proietta sull'esterno, noi riconosciamo un ambiente familiare tanto più vediamo ricostruito un mondo domestico (o addomesticato).
Un parco selvaggio all'inglese, perde ogni forma di romanticismo (inteso come sturm und drang) se in esso viene collocato un tavolo e una panca, poichè essi stessi antropizzano fortemente il luogo.
L'ambiente esterno alle abitazioni per facilitare la socialità deve replicare nei suoi aspetti più semplici il nucleo fondativo del vivere sociale, che è appunto la famiglia; essa va intesa come realtà di soggetti dinamici che dialogano e creano socialità, costruendo schemi che si riverseranno poi sul mondo esterno.
Allo stesso modo la struttura sociale del passo successivo del nostro ragionamento è l'estensione del concetto famiglia, ovvero la comunità (o clan-figli dello stesso luogo/quartiere). Ricreare la dimensione di quartiere è oggigiorno difficile, ma non impossibile. Infatti chi è nato o è vissuto in un luogo, in quel luogo si riconosce. Se questo luogo è poi accogliente esso favorisce le dinamiche relazionali e la coesione sociale.
Nel rapporto uomo-luogo-oggetto dovrebbe esserci una volontà di accoglienza alla fruizione e alla conservazione; ciò non va inteso col il concetto di rispetto degli oggetti e dei luoghi, ma estendendolo alla conservazione e all'estensione del rapporto a più individui. Questo non è solo il "buon esempio" ma una chiara manifestazione di civiltà che dovrebbe essere sollecitata maggiormente. L'iterazione del rapporto positivo con ciò che ci circonda è alla base della convivenza civile e dell'integrazione. Se non si crea e non si rispetta l'armonia con la terra e la storia dei luoghi (anche quella con la s minuscola) a cui diciamo di appartenere, non avremmo mai rispetto di chi verrà dopo di noi. Il rispetto della cosa pubblica nasce nel e dal sentire comune, ma senza luoghi atti a creare legami di comunità, è evidente che il senso del pubblico diventa evanescente. Per questo è importante che le istituzione creino luoghi gratuiti (anche quando piove) per creare scambio di opinioni e senso civico. Perchè modernità non vuol dire per forza solo internet o televisione. Vuol dire anche riappropriarsi dei luoghi e farli rivivere. Magari favorendo il dialogo attorno a un tavolo tra persone di generazioni diverse.

Segue l'articolo fatto da Pietro Berra pubblicato sul giornale la Provincia del 10 luglio 2009


http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/80506_lappello_di_due_generazioni_pi_tavoli_nei_parchi_pubblici/

venerdì 19 marzo 2010

Mercato di Como: servizio a domicilio

Gruppi di Acquisto solidali + Groupe d'achat commun de produit bio = filiera corta




I Groupe d'achat commun de produit bio sono gruppi di acquisto che si cercano di favorire la filiera corta. Nati in Belgio e diffusi man mano in varie zone d'Europa sono un ottimo esempio per valorizzare i piccoli produttori locali e trovare un canale distributivo equo per il loro prodotti.
I GAS, gruppi di acquisto, solidali tagliano molti passaggi della distribuzione per fornire ai propri utenti prodotti a prezzo minore.
Seguendo questi due esempi, si può pensare ad un processo di integrazione che preservi la valenza fiduciaria che ha il mercato coperto e garantendo un canale distribuitivo diverso l'esistenza di un negozio che possa andare a sostituire lo spazio vuoto lasciato dal consorzio agrario.
Infatti il problema della vendita al dettaglio al mercato coperto dipende dalla grande distribuzione, più comoda, ma meno garantita nel rapporto lineare con il negoziante, con la sua professionalità.
Integrare identià di marchio con la presenza sul territorio e estendere quello che è il canale distrbutivo essensizialmente centripeto è la soluzione per trovare nuovi spazi di vendita. Non quindi una vendita al dettaglio costituita da clienti che si recano sul posto e da venditori che vendono. Ma una rete di distribuzione che vada dal centro alla periferia, sempre garantita dal marchio mercato di como, che possa portare la qualità, la professionalità e le competenze dei commercianti direttamente a casa di chi magari è impossibilitato e non riesce.

Soluzione? integrazione+distribuzione

sitografia
http://www.biosain.be/fr/groupement-d-achats-panier-bio.html
http://www.mailand.it/?q=repertorio&page=8

giovedì 18 marzo 2010

+ verde x tutti


Quello che noi vediamo nella nostra povera Como è un degrado abbondante del verde pubblico.
Un'incuria che segue la logica dell'asfaltatura delle strade. Finchè non fanno davvero schifo le cose, lasciamole così, che tanto questi ci votano lo stesso.
Peccato. Peccato davvero vedere i giardini abbandonati e senza punti di incontro per le persone.
Qua c'è il primo punto da mettere a disposizione della cittadinanza. I giardini pensili di Via Nazario Sauro sono accessibili da via Balestra, dal Museo Giovio. Se si facesse un ingresso controllato passando per la trattoria dei combattenti, si eviterebbero balordi e il potenziale degrado.
Che senso ha un bel parco pubblico chiuso al pubblico?

Mercato Coperto: soluzioni a domicilio










Sull'Ordine in Dicembre apparve la mia lettera in merito alla situazione del commercio a Como. L'ho riportata qua sotto. Il problema del mercato coperto e delle soluzioni che i commercianti che lì vi operano chiedono ai "dottori" è una spada di Damocle sulla città. Il mercato è una risorsa che deve restare in centro città e deve assolutamente essere favorita in quello che è la valorizzazione (e quindi creazione) di un marcio made in Como. Mercato di Como è un brand; in esso troviamo una serie di valori e di qualità che solo la distribuzione al dettaglio e la professionalità dei singoli negozianti è in grado di portare all'utente del mercato coperto. Il mercato soffre la concorrenza della grande distribuzione e l'intervento strutturale che può fare il pubblico è quello di favorire un rapporto diretto con la città, allargando la fascia distributiva con un servizio a domicilio. Un servizio che però riguardi tutti i negozi, che diventano fornitori del servizio stesso che porterà direttamente a casa degli utenti la qualità e la professionalità del nostro mercato di Como.

mercoledì 17 marzo 2010

Cambiare Como: capitolo 1

Come abbiamo visto su Facebook l'attenzione al territorio in particolare dopo le vicende del muro è nettamente maggiore ed è particolarmente sentita dalla popolazione.
Credo che la qualità delle strade e la scelta di materiali di prima qualità e la realizzazione di un fondo stradale degno di questo nome siano da mettere al primo posto per la nostra provincia.
Il trasporto pubblico su autobus, treni e battelli deve migliorare. Sono anni che vediamo promesse fatte da chi non usa nessuno di questi mezzi. E' il caso di rimboccarsi le maniche e venire incontro ai bisogni dei cittadini.
Terza cosa è la centralità del verde pubblico. Ci troviamo a far parte dell'area omogenea che ci mette sempre in difficoltà quando si tratta di viabilità per via dell'inquinamento da polveri fini.
Vanno riaperti i parchi del San Martino, valorizzata per davvero l'area della Spina Verde, Villa Olmo e tutti i piccoli giardini pubblici di Como e dei paesi.
Il verde deve essere mantenuto tale e vanno creati spazi per i giovani. Lo spazio vicino al parcheggio dell'Ippocastano,i giardini a Lago, i giardini di via Anzani, via Nazario Sauro, Vial Varese e Piazza del Popolo devono avere spazi come piccoli campi da calcetto e/o pallavolo.
In questi mesi grazie al gruppo su facebook e ai consigli dati da tanti cittadini grazie alla comunicazione su quella piattoforma ho compreso come l'amministrazione sia lontana dal tutelare il territorio nelle piccole cose.
Per esempio le aree cani nella città di Como sono poche. Aiuole indecorose potrebbero essere risistemate trasformandole in questo modo e avremmo più verde e meno ricordi in giro dei nostri amici a quattro zampe. Ma gli amministratori la cacca ce la fanno pestare a noi.
Presto pubblicherò le mie idee in merito al territorio con immagini di progetti che sto sviluppando.